Si è svolta nei giorni scorsi nella Sala degli Specchi della Provincia, la tavola rotonda sulla legalità nell’ambito del progetto di Annamaria Verre “chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione”.
Gli studenti e le studentesse del Liceo scientifico “E. Fermi” di Cosenza hanno dialogato con rappresentanti delle Istituzioni, della Magistratura e Avvocatura, alla presenza della Dirigente Scolastica Rosanna Rizzo, delle autorità, del Comitato provinciale per l’UNICEF di Cosenza e di una platea di giovani attenti e partecipi, che a conclusione degli interventi, ha posto riflessioni e domande ai relatori.
Al tavolo dei relatori Marisa Manzini sostituto Procuratore Generale della Repubblica presso Corte di appello di Catanzaro, don Giacomo Tuoto delegato dell’Arcivescovo Metropolita Cosenza Bisignano, l’avvocato Roberto Le Pera Presidente della Camera Penale di Cosenza e moderatrice d’eccezione la giovane studentessa Roberta De Bartolo.
Una giornata di riflessione – sottolinea Annamaria Verre – nell’introdurre l’evento. «È importante che tale tematica sia affrontata all’interno delle scuole. Che si crei questo connubio tra legalità e cultura, poiché la scuola, quale tempio della cultura, ha una funzione primaria nella formazione della vita di ogni persona.
Nella scuola si impara a essere». Un incontro pregno e ricco di emozioni con la presentazione dell’ultimo libro di Marisa Manzini “donne custodi, donne combattenti. La signoria della ‘ndrangheta su territori e persone”. Suggestivo l’intervento del Procuratore, la quale ha evidenziato il ruolo della donna nella società e, segnatamente, nell’ambito dell’organizzazione criminale, la cui forza si manifesta, proprio, nei legami di sangue. Toccante ed emblematica la storia di Elisabetta Melana, donna vittima del marito, dei figli, della famiglia – oggi protetta dallo Stato-.
«Il ruolo della donna – dice il Procuratore Manzini – è estremamente difficile all’interno dell’organizzazione criminale, ma ci sono donne che a un certo punto riescono a dire basta!». «È importante -aggiunge – che le donne acquisiscano consapevolezza di cosa significa vivere in quel contesto, affinché riescano dapprima a scalfire e poi a determinare delle fratture all’interno dell’organizzazione, fino a giungere, con il tempo, alla fine stessa della ‘ndrangheta».
Il Procuratore invita i giovani presenti a realizzare quel cambiamento che le precedenti generazioni non sono riuscite a fare.
«È fondamentale far riflettere i giovani, parlare di tale tematica all’interno delle scuole, al fine di dar loro consapevolezza e di aiutarli a comprendere quali sono gli strumenti per riconoscere l’organizzazione e sconfiggerla. La mia speranza è che le ragazze della famiglia di ‘ndrangheta, venendo a scuola e ascoltando tale tematica, possano riflettere e cominciare poco alla volta a modificare il loro atteggiamento. Capire che i valori sono altri e non quelli che respirano all’interno della loro famiglia, perché quelli non sono valori, ma disvalori» – conclude.
Don Giacomo Tuoto nel suo intervento ha raccontato agli studenti episodi di vita reale al fine di prevenire ogni forma di devianza e di evitare di cadere nella rete dell’illegalità. «Il problema non è la legalità – dice – ma la legittimazione della legalità. Bisogna attivare processi educativi affinché la scuola rimanga sempre un presidio tale per cui una prigione venga chiusa». Don Giacomo poi si rivolge ai giovani, attraverso le parole di Don Bosco «voi non siete un problema, ma la soluzione dei problemi della società» invitando i ragazzi a mettersi in gioco con impegno e grande senso di responsabilità.
Appassionante e coinvolgente l’intervento dell’avvocato Roberto Le Pera.
Il Presidente della Camera penale di Cosenza si appella ai giovani affinché gli stessi assumano la consapevolezza del dovere di fare entrare nella loro vita la cultura della legalità, e di denunciare ogni forma di abuso.
Le Pera poi sottolinea che «l’avvocatura ha un preciso obbligo, assegnatale dalla Costituzione, quello di trasfondere nella società i principi fondamentali della persona, tra cui la presunzione di non colpevolezza». Evidenzia la presenza di un’avvocatura che cammina in linea con le Istituzioni in una comune lotta per l’affermazione della legalità. «L’avvocato – dice il Presidente della Camera Penale di Cosenza – non difende il delitto, l’avvocato difende il diritto» e si rivolge ai giovani con parole forti ed emozionanti spiegando la presenza della toga, quale simbolo di legalità.
«Gli avvocati hanno il dovere, così come i magistrati, di indossare la toga sapendo che la stessa unisce magistrati e avvocati, senza differenze, consapevoli tutti che la toga è il più nobile vessillo delle libertà». La Camera penale di Cosenza, nella persona del suo presidente, ha manifestato sin da subito estremo interesse all’ iniziativa sentendo il dovere di ‘uscire’ dal tribunale per ‘entrare’ nella palestra in cui si forma il senso civico delle persone: la scuola. A conclusione dell’incontro, in ricordo della giornata di studi sulla legalità, Le Pera ha fatto omaggio del librettino “La toga di Luigi Gullo”.