lunedì, Settembre 16, 2024
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«Reset deve celebrarsi a Cosenza, vi è la prova che non esistono eccezionali ragioni di sicurezza»

La Camera penale di Cosenza non si ferma nella battaglia che ha preso il titolo: “Ritorniamo insieme nei Palazzi di giustizia. Usciamo dai bunker”.
Il Presidente Le Pera, nel corso della recente manifestazione delle Toghe d’oro tenutasi a Palazzo Arnone, aveva pubblicamente affermato che “la battaglia per un effettivo giusto processo passa anche e soprattutto attraverso il ritorno alla celebrazione delle udienze nei palazzi di giustizia dei Tribunali territorialmente competenti e non nei bunker, come sta accadendo con il processo Reset”.
Pare che la Presidente della Corte di appello di Catanzaro abbia preso sul serio, questa volta, la protesta dei penalisti bruzi e stia pensando di organizzare un incontro.
Pare che stia avendo un certo peso un recentissimo atto a firma del Procuratore generale presso la Corte di Appello di Catanzaro, allegato dai penalisti bruzi al documento di protesta presentato nei giorni scorsi.
Ma di che atto si tratta ?
Procediamo per ordine. Nel documento del Direttivo della Camera penale, è stato allegato e richiamato un recentissimo atto, dello scorso 09 gennaio, a firma del Procuratore generale presso la Corte di Appello di Catanzaro, in cui, sottolineano i penalisti nel loro documento di protesta, sono descritte circostanze incompatibili con le ragioni di sicurezza sottese alla scelta del Bunker fuori città per la celebrazione del processo RESET.
In questo atto, si legge nel comunicato della Camera penale di Cosenza, l’Ufficio di Procura generale ha chiarito che:
– l’accesso all’aula bunker avviene come in un normale Palazzo di giustizia in quanto il Procuratore generale afferma che detto accesso avviene “attraverso un’unica porta, trattasi di porta antipanico di grandi dimensioni, al cui interno vi sono, da sempre, tre postazioni di controllo: una dedicata esclusivamente ai Sigg.ri Avvocati, una dedicata ai Sigg.ri Imputati e una dedicata al Pubblico, con tre guardie preposte, una ciascuna per posizione”;
– il Procuratore generale, incalzano i penalisti, in merito al regolare afflusso o deflusso dall’aula bunker, ha chiarito che “non risulta segnalata, dai preposti o dalle Forze dell’Ordine, nessuna anomalia di sorta, né ritardi o file determinate dalle dette attività di verifica”, con la seguente importante precisazione, precisa il Direttivo della Camera penale di Cosenza, in termini di differenza del processo in corso con altro precedente, per il quale era stata allestita detta aula bunker; in effetti, nell’atto del Procuratore generale è scritto che “del resto anche in occasione del concluso procedimento Rinascita Scott, con numero doppi di imputati rispetto al procedimento Reset, non vi sono state problematiche per l’accesso …”;
– ed è sempre il Procuratore generale, affermano i penalisti, a fornire la circostanza che esclude la sussistenza di eccezionali ragioni del processo in corso rispetto ai processi “ordinari”; la Camera penale riprende un altro passaggio di tale atto nei seguenti termini: “…da una verifica effettuata, è emerso che hanno avuto accesso alla predetta aula 56 avvocati, 3 giornalisti, 7 imputati e una sola persona del pubblico; tale media appare costante anche verificando le precedenti udienze”, con la ulteriore e definitiva precisazione secondo cui in tale processo vi è la “sostanziale inesistenza di pubblico, 1 persona di media”.
Forse, finalmente, si uscirà dai Bunker?

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