E’ stata un’udienza breve e interlocutoria quella che si è tenuta stamani davanti alla Corte d’assise di Catanzaro in apertura del processo per l’omicidio di Maria Chindamo, l’imprenditrice di 44 anni di Laureana di Borrello, rapita e uccisa a Limbadi il 6 maggio 2016 e il cui corpo è stato poi dato in pasto ai maiali e i resti distrutti con la fresa di un trattore.
Salvatore Ascone è l’imputato principale, accusato di aver collaborato all’organizzazione e all’esecuzione dell’omicidio in concorso con l’ex suocero di Maria Chindamo, Vincenzo Punturiero. Quest’ultimo avrebbe commissionato il delitto a causa della separazione tra il Maria Chindamo e il figlio, che aveva portato al suicidio di quest’ultimo. Ascone, inoltre, aveva interesse a ottenere un terreno dell’imprenditrice.
Durante l’udienza, l’avvocato di Ascone ha chiesto il trasferimento del suo cliente dal carcere di Secondigliano a Catanzaro per poter sottoporlo a un intervento chirurgico urgente. Tuttavia, sono emerse complicazioni nel processo di trasferimento, con Ascone che ha rifiutato i ricoveri proposti dalle strutture carcerarie. Nonostante ciò, la Procura non si è opposta al trasferimento e l’avvocato di Ascone ha sollecitato la casa circondariale affinché si dia seguito alla richiesta.
Durante l’udienza, presentata anche un’eccezione di nullità relativa alla notifica della chiusura delle indagini. Questo indica che ci potrebbero essere questioni legali da affrontare nel corso del processo.
Oltre all’omicidio di Maria Chindamo, nel processo si sta giudicando anche un altro delitto, l’uccisione di Angelo Antonio Corigliano avvenuta nel 2013. Giuseppe Mazzitelli, Salvatore Pititto e Domenico Iannello sono gli imputati per questo caso.
“Abbiamo iniziato, c’era una grande tensione da parte mia, sono sicuro che sarà un percorso certamente difficile, impegnativo, sia dal punto di vista giuridico che da un punto di vista umano ed emotivo”. Apparso col viso stanco, emozionato e anche un po’ teso, Vincenzo Chindamo, ha partecipato alla prima udienza del processo a carico di uno dei presunti responsabili dell’omicidio della sorella, Maria.
Vincenzo Chindamo non ha nascosto il peso emotivo del processo che andrà ad affrontare: “Abbiamo aspettato otto anni, adesso la paura dei tempi si è affievolita. Siamo tutti fermi a seguire con grande attenzione ogni passo di questo cammino. Mi ha fatto piacere avere accanto anche tanti amici, le associazioni, tante persone che si sono affiancate e che hanno dimostrato vicinanza a solidarietà”.
Presente all’avvio del dibattimento era anche l’associazione Libera rappresentata dal referente provinciale Giuseppe Borrello. Vincenzo Chindamo, assistito dall’avvocato Nicodemo Gentile, ha raccontato che già da ieri sera ha ricevuto messaggi e attestati di solidarietà e questo, ha detto, “ci fa sentire sempre meno soli e ci conforta veramente tanto.