A partire dal 6 luglio, è entrato in vigore l’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (Inad), un servizio che consente ai cittadini di ricevere comunicazioni dalla Pubblica Amministrazione direttamente sulla propria casella di posta elettronica certificata (Pec). Questo nuovo sistema elimina la necessità di recarsi agli sportelli postali o agli uffici pubblici, consentendo un accesso immediato e senza ritardi alle comunicazioni ufficiali.
Secondo il sito dell’Agenzia per l’Italia digitale, tutti i cittadini possono consultare l’Indice, mentre le Pubbliche Amministrazioni che devono inviare comunicazioni aventi valore legale utilizzeranno l’indirizzo di posta elettronica certificata registrato sull’indice. L’iscrizione a questo servizio è facoltativa, e coloro che non hanno indicato la propria Pec continueranno a ricevere le comunicazioni in formato cartaceo.
Inad permette di inviare in tempo reale comunicazioni come rimborsi fiscali, detrazioni d’imposta, accertamenti e verbali di sanzioni amministrative direttamente nella casella di posta elettronica indicata dal cittadino. Questo sistema comporta notevoli risparmi derivanti dalla riduzione dell’uso della carta e dall’eliminazione dei costi di spedizione. Inoltre, i cittadini possono accedere immediatamente alla documentazione senza doverla recuperare fisicamente quando non si trovano a casa.
L’introduzione di Inad è stata accolta favorevolmente dalle associazioni dei consumatori. Si stima che attualmente vi siano già 14,4 milioni di italiani dotati di Pec. Tuttavia, queste associazioni lanciano un allarme riguardo a possibili aumenti dei costi a carico dei cittadini.
Secondo il Codacons, l’aumento del numero di cittadini che si doteranno di Pec potrebbe indurre le società che forniscono servizi di posta elettronica certificata ad aumentare i costi richiesti per l’attivazione delle caselle. Inoltre, i Comuni potrebbero aumentare gli altri costi di accertamento per compensare la perdita di introiti derivanti dalle “spese postali” addebitate ai cittadini per l’invio di multe tramite posta tradizionale. L’Antitrust aveva già rilevato l’anno scorso che non esistono criteri oggettivi di quantificazione per queste spese, e ogni ente locale agisce a propria discrezione, spesso perpetrando abusi evidenti.
Ad esempio, quando le multe stradali vengono notificate tramite Pec, alcune amministrazioni locali aumentano considerevolmente i costi di accertamento, che possono arrivare fino a 15 euro per ogni sanzione. Tuttavia, la dematerializzazione degli atti inviati dagli enti locali ai cittadini, inclusi i verbali di sanzioni stradali, ha un impatto significativo sull’ambiente e sul bilancio pubblico.
Secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), se ogni dipendente pubblico italiano evitasse di consumare 500 fogli di carta all’anno, si potrebbero risparmiare 8.142 tonnellate di carta, equivalenti a 122.000 alberi salvati ogni anno, oltre a risparmiare 3,5 miliardi di litri di acqua e abbattere il consumo energetico nazionale di 62 milioni di KWh.
L’introduzione di Inad rappresenta un passo significativo verso la digitalizzazione dei servizi pubblici e offre numerosi vantaggi in termini di efficienza e risparmio. Tuttavia, è necessario monitorare attentamente l’operato delle società che forniscono servizi di posta elettronica certificata e garantire che i costi a carico dei cittadini rimangano ragionevoli. Allo stesso tempo, è fondamentale evitare che gli enti locali compensino la perdita di introiti aumentando i costi di accertamento delle multe.