COSENZA – Una giornata uggiosa non ha scoraggiato gli appassionati di musica accorsi in piazza Amendola per la cerimonia di scopertura della scultura dedicata a Lucio Battisti ed inaugurata dal ‘poeta del cantar leggero’, Giulio Rapetti Mogol. «E’ sempre un’emozione ricordare un grande amico come Lucio Battisti e a Cosenza ho ricevuto il calore di tanti appassionati. Sono qui per dirvi grazie. La musica può farci dimenticare per qualche minuto quello che sta succedendo nel mondo» – commenta Mogol.
La scultura, dal titolo “Profili di Lucio e Parole di Mogol” è stata donata alla città dall’imprenditore e artigiano del ferro Gianni Zicarelli e suggella il connubio artistico tra il cantautore e l’autore.
Mi ritorni in mente bella come sei forse ancor di più. In un mondo che non ci vuole più, il mio canto libero sei tu. Che ne sai tu di un campo di grano, poesia di un amore profano. Come può uno scoglio arginare il mare. Tu chiamale se vuoi: emozioni. Sono tra le frasi incise sulla scultura appena svelata, ma si potrebbe andare avanti quasi all’infinito. In queste frasi ci sono la storia e il Dna degli italiani nei sessant’anni di testi firmati Mogol. Strofe e refrain che sono cronaca di vita, ma anche marchio indelebile di centinaia di hit diventate pilastri della cultura popolare.
I testi di Mogol sono letteratura italiana del Novecento. Tutti li conoscono. Parola per parola. E, unite al genio musicale e all’interpretazione di Battisti hanno dato vita a capolavori, che hanno accompagnato intere generazioni. Le più belle pagine della musica italiana. E proprio quelle pagine sono state protagoniste, subito dopo l’inaugurazione della scultura, di una serata d’eccezione alla Casa della Musica con “Emozioni” nata dalla collaborazione tra la cantante Velia Ricciardi, l’istituto scolastico “Lucrezia della Valle” ed il Conservatorio “Stanislao Giacomantonio”. Un incontro-concerto dei più grandi successi di Battisti, rielaborati e proposti con alcuni arrangiamenti curati da Alfredo Biondo.
A metà serata Mogol è salito sul palco assieme al sindaco Franz Caruso, che gli ha consegnato una targa ricordo della Città di Cosenza «ringraziandolo per aver accolto l’invito a partecipare» e sottolineando che «la musica è una parte importante dell’arte e della cultura. Da oggi parte un percorso che speriamo di poter arricchire con altre iniziative dello stesso spessore e dello stesso interesse».
L’autore ha iniziato a raccontare qualche aneddoto, primo tra tutti com’è nato il nome Mogol.
«Tutto cominciò nel 1959, quando feci domanda d’iscrizione alla Siae. Mi chiesero se avessi un nome d’arte, ma non avevo particolari idee. Gli mandai una lista di 30 pseudonimi. Tutti bocciati. Compilai un listone con 120 altri nomi. Alla fine passò solo “Mogol”. Io che non ricordo quasi niente, questa cosa qui ce l’ho scolpita nella memoria: quando mi arrivò la lettera della Siae e lessi quel nome, Mogol, mi prese uno scoramento totale. Pensai, oddio, un nome cinese! Mi calmai solo convincendomi che nessuno sarebbe venuto a saperlo».
E invece, il nome Mogol oggi è un pezzo di storia della musica italiana e lui stesso è ‘costretto’ ad ammetterlo: «Alla fine mi sono ricreduto, quel Mogol mi ha aiutato davvero, è un nome che una volta che lo senti non lo dimentichi più».
Alla domanda qual è il primo insegnamento che dà ai suoi studenti risponde che «è sempre difficile essere bravi e oggi si traduce nell’essere credibili. È l’emozione che conta. Chi ci convince di solito? Chi è sincero! E poi la misura è fondamentale. È inutile gridare a destra e a manca, perché se non sei credibile le parole perdono forza, ammesso che siano belle. Più si canta forte e meno si arriva. Magari si attira l’applauso, ma è ben poca cosa rispetto alle emozioni».
L’omaggio a questo sodalizio, che ha cambiato la storia della musica italiana, non è un semplice concerto, ma uno spettacolo che intreccia arrangiamenti, voci e colori. L’affiatamento di questi giovani e promettenti musicisti offre molto di più della semplice esecuzione dei classici del repertorio. Pur mantenendo una certa aderenza agli originali, infatti, i pezzi sono stati riletti e arrangiati e superano l’idea della mera copia, proprio grazie alla personalità e alla sensibilità musicale degli interpreti.
E, tu chiamale, se vuoi, emozioni…