La Sagra della Castagna di Fagnano Castello, di Sant’Agata d’Esaro e di San Donato di Ninea diventeranno patrimonio culturale regionale. Il consiglio Regionale ha approvato all’unanimità la proposta dei consiglieri Sabrina Mannarino e Pasqualina Straface.
«La proposta ha l’obiettivo di concorrere alla salvaguardia, promozione e valorizzazione delle manifestazioni d’interesse che si svolgono nella Valle dell’Esaro e che vedono protagonista la castagna, un frutto che costituisce un ingrediente della cucina storica e tradizionale calabrese» sottolinea il consigliere regionale Sabrina Mannarino.
«Questi eventi – dice ancora Mannarino – sono preziosi per la nostra regione poiché generano a sua volta iniziative volte a promuovere le risorse e le tradizioni del territorio, come attività d’interesse culturale e storico- artistico, ambientali e sostenibili.
La volontà di trasformare queste manifestazioni in un patrimonio culturale regionale, risiede non solo nel riconoscere la grande rilevanza della castagna e delle sue eccellenti “cultivar autoctone”, ma soprattutto nell’intento di voler portare all’attenzione tre elementi che considero importantissimi per la crescita turistica della nostra regione: la diversificazione; la destagionalizzazione e il turismo delle radici.
Per diversificazione, intendo la necessità di puntare su nuove offerte turistiche che diano ai visitatori una valida alternativa alle attrazioni costiere- balneari, come eventi incentrati sulla tradizione, la storia e la natura montana, ma anche attività storico-archeologiche volte alla scoperta di patrimoni inesplorati (si pensi, ad esempio, alla splendida “Grotta della Monaca” presente nella Valle dell’Esaro).
Destagionalizzare il turismo, invece, permetterebbe di avere un indotto non solo in estate ma anche nei mesi invernali; infatti, creando una rete tra le diverse manifestazioni montane, storicizzandole e calendarizzandole, si distribuirebbero i flussi turistici in periodi più lunghi, garantendo ai piccoli e grandi imprenditori una continua domanda.
Infine, un fattore indispensabile su cui investire, è quello del turismo delle radici, un fenomeno riguardante gli italiani residenti all’estero che tornano nei paesi d’origine per rivivere il folklore e la tradizione locale, riesumare la memoria famigliare e l’identità dei luoghi che li hanno visti nascere».
«Sono convinta che lavorare su questi fattori porterebbe a una crescita significativa del flusso turistico regionale, a un aumento delle fonti di reddito per i residenti e a un’impennata dell’economia generale; assicurando, parallelamente, la cura delle risorse naturali del territorio».