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Il bullismo nelle scuole: un problema da affrontare

Fuori controllo. Negli ultimi tempi, è sempre più preoccupante l’escalation di casi di bullismo e di escandescenza che si verificano nelle scuole. Il fenomeno (bullismo), troppo spesso taciuto e giustificato dalle famiglie, si è allargato a macchia d’olio nelle aule. Tanto, in quelle delle superiori, quanto tra i ragazzini e le ragazzine delle scuole medie.

Chi decide di essere un ‘bullo’, agisce più per noia, abitudine e insoddisfazione della sua stessa condizione caratteriale o familiare che per volontà. Essere ‘bullo’ è un sinonimo di vigliaccheria e di apatia. Incutere timore agli altri, seminare il terrore per strada, in aula o nei momenti di divertimento con gli altri, permette a chi gioca a fare il bullo di continuare indisturbato nel suo atteggiamento aggressivo, confidando sul silenzio dei vessati che, per paura di ulteriori ripercussioni, scelgono di starsene zitti, non raccontando né a scuola né a casa quello che subiscono.

Ma, per fortuna, c’è chi zitto non riesce proprio a starci e smaschera il bullo, facendolo sentire piccolo e indifeso. Perché, il ‘bullo’ è bene ricordarlo, di coraggio non ne ha. Il suo unico coraggio è il silenzio dell’altro. Salvatore ha 11 anni e frequenta una scuola media cittadina. Nella sua classe c’è Giovanni, suo coetaneo. Giovanni, raccontano le insegnanti, è un ragazzino scontroso e anche problematico. Giovanni usa ogni mezzo per disturbare i suoi compagni: a chi ruba la merenda, a chi la penna, a chi scarabocchia i quaderni, a chi fa battute cattive.

Qualche segnale, Giovanni l’aveva già manifestato prima delle feste natalizie. Al ritorno a scuola, però, la situazione è peggiorata e Giovanni si è divertito a prendersela con tutta la classe. È stato durante un compito in classe che Salvatore ha trovato l’occasione giusta per portare all’attenzione della sua insegnante e, di riflesso, al resto della scuola il problema del suo compagno. Sì, problema. Perché Salvatore, nonostante i suoi 11 anni, ha dimostrato di essere attento e maturo e capire che quello di Giovanni, più che un atto di cattiveria e di disprezzo verso gli altri, era una richiesta di aiuto.

L’insegnante, dopo aver letto il tema di Salvatore ed essersi confrontato con il resto dei colleghi, ha convocato i genitori di Giovanni, accorgendosi che il vero problema Giovanni ce l’ha tra le mura domestiche. Giovanni ha bisogno di essere aiutato. Se riuscirà a superare il suo problema, sarà un alunno e un ragazzo migliore. E dovrà dire grazie a Salvatore e al suo tema, pieno di coraggio ma anche di affettuosa comprensione. Grazie Salvatore, grazie per questa lezione a noi adulti. A volte distratti..”

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