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Ecce homo. Sandro Adriano, uomo e architetto della rivoluzione urbanistica di Cosenza

Ci sono città che devono molto ad una sola persona, un architetto, un ingegnere, capace, in un determinato periodo storico di averne trasformato per sempre gli spazi con un naturale tocco di creatività.

Alcuni di questi hanno avuto anche la fortuna di vedere legato il proprio nome in modo indissolubile a quello della città dove hanno operato ridisegnandola da principio, Auguste Perret a Le Havre, Tony Garnier a Lyon, Gino Zani a Reggio Calabria.

Altri sono rimasti in seconda fila, su tutti l’architetto Jacques-Ignace Hittorff, artefice della rivoluzione ottocentesca di Parigi, associata tuttavia nell’immaginario collettivo al solo, illuminato, prefetto Georges Haussmann del quale fu, prima che il braccio, la mente che ripensò la città due secoli fa.

Ecco, la stagione della trasformazione di Cosenza avviata – e conclusa – da Giacomo Mancini è stata possibile semplicemente perché il nostro uomo illuminato ebbe l’intuito di affidare la guida tecnica degli uffici comunali dell’urbanistica all’architetto Sandro Adriano, intravedendone le qualità umane, le capacità tecniche e relazionali, il bagaglio culturale, e poi quell’approccio visionario quanto lucido e coraggioso, necessari, tutti insieme, a rendere possibile la nascita di una nuova città.

Ma forse la sua dote migliore era quella di non dare alcun peso a chi non aveva la sua stessa missione terrena. Percepiva che quel connubio quasi fatato con Mancini era un’occasione irripetibile per Cosenza. Era cosciente già dall’inizio che il tempo a disposizione sarebbe stato poco e andava sfruttato appieno, ed allora progetti e cantieri dovevano venire prima di tutto.

Bisognava andare dritto agli obiettivi.

Parco Emilio Morrone, Museo all’Aperto Bilotti, Cinema Italia, Viale Parco, restauro del Castello Svevo, rimodellazione del lungo fiume, riqualificazione del centro storico, solo alcune tra le tante opere concepite e realizzate una dietro l’altra con velocità di pensiero e azione straordinarie.

Opere pensate con il filo conduttore comune di migliorare la qualità di vita dei cittadini, creando spazi che favorissero una nuova socialità intesa soprattutto come condivisione di momenti culturali e di svago, e un po’ meno locali notturni.

Oltre poi a quelle opere ideate dal nostro architetto, ma poi realizzate dopo la sua uscita di scena senza la sua guida, come il ponte di Calatrava o la riqualificazione di Piazza Bilotti, e affette a volte da modifiche che ne hanno snaturato l’idea di primo concepimento.

Peccato solo che la stagione di Giacomo Mancini e Sandro Adriano sia durata troppo poco

E se poi, dopo quella fase, la città ha avuto meno fortuna e si è accontentata di molto meno, pazienza. Intanto oggi nessuno riuscirebbe ad immaginarla senza l’isola pedonale con il suo MAB, che di fatto ha cambiato per sempre il modo di vivere dei cosentini.

Ci sono persone che devono molto a poche persone.

Grazie per la lezione di stile Sandro, il gioioso passeggio attraverso il MAB ti sorriderà sempre.

Antonio Trimboli

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