La città di Cosenza è attualmente teatro di una profonda crisi politica conclamata all’interno della maggioranza consiliare.
Neanche l’infedeltà più becera consente l’esercizio del potere in termini ancora più beceri.
Assistiamo, invece, al disconoscimento totale nel governo locale del benché minimo galateo istituzionale, e da qui la nostra solidarietà all’ex vicesindaca Funaro che estendiamo alle categorie che, come già lei, sono perennemente in bilico e a rischio di tale trattamento padronale, perché privatizza la gestione dei poteri pubblici.
Come nel celebre “giallo” di Agatha Christie, “Dieci piccoli indiani”, tutti vengono fatti fuori a turno. Un decisionismo craxiano senza Craxi che ottiene l’unico risultato di isolare dalla società civile cosentina ancor più il solito “cerchio magico” di potere e di lasciare al primo cittadino la convinzione, del tutto surreale, di essere un novello podestà.
È sempre più evidente, invece, che, al di là dei maldestri tentativi di far credere che vi sia compattezza ed unità di intenti nella maggioranza consiliare, la crisi è più che conclamata, come risulta chiaro anche dall’intervista equilibrista e “scarica – barile” del segretario PD, il quale deve fare molto di più se vuole un partito di partecipazione e non solo di gestione del potere, iniziando con il proprio gruppo consiliare.
Il malumore tangibile tra i consiglieri che si sentono poco coinvolti e non si ritrovano nel lavoro solo superficiale e poco incisivo degli assessori e culminato di recente nella scelta del presidente del collegio dei revisori, sta montando da tempo e continuerà a rivelare sorprese a chi pensa di manovrare soggetti forti della propria dignità come fossero creature acefale. Ne è conferma il documento dei tre consiglieri PD, diffuso ieri.
Non ha convinto, ad esempio, la mera ratifica del cambio in corsa nella redazione di un bilancio delicatissimo, che ieri era affidata dallo stesso sindaco ad un tecnico molto qualificato – scaricato dopo le valutazioni improprie (e forse non solo personali) lanciate da un consigliere comunale vicino al sindaco – e che oggi è in cerca d’autore.
Solleva molte perplessità, ancora, la distribuzione squilibrata dei settori ai dirigenti in forze all’ente, con la marginalizzazione di alcuni, poco inclini ad assecondare scomode richieste, e la concentrazione di un numero imprecisato in capo ad altri, causa di ritardi e inefficienze palesi nella erogazione dei servizi e nel completamento di talune opere.
Ogni energia viene profusa in vista della campagna elettorale per le elezioni regionali, abbracciando un improduttivo braccio di ferro con il governatore in carica e seminando il deserto politico (ma non clientelare) intorno a quelli che dovranno essere, nelle intenzioni, i candidati predestinati e protetti nella futura competizione. A tutto scapito della città il cui benessere, con ogni evidenza, interessa davvero a pochissimi.
Che dire? Avevamo visto lontano nella scelta di non entrare in giunta e, ancor prima, in quella faticosa, di candidarci in contrapposizione alla cordata che si andava formando e che vedeva troppi nomi vecchi della politica cosentina, per come ammesso infine anche dalla vicesindaca.
Ancora oggi, rivendichiamo quell’appoggio elettorale dato al secondo turno, frutto di coerenza rispetto all’opposizione svolta nei cinque anni precedenti e della legittima aspettativa che potesse aprirsi un quinquennio di discontinuità e di chiarezza rispetto alla maturazione del debito monstre che avvince i conti pubblici comunali. Come anche rivendichiamo di aver avvertito per tempo il sindaco che il criterio giurassico dei primi eletti avrebbe portato dentro tanto apprendistato. Tant’è che oggi lo stesso Segretario Pd ci dà atto di coerenza nella scelta di una posizione di garanzia istituzionale, avendo noi rinunciato ad assessorati e ad altri incarichi fasulli.
Ma alla politica non tocca la via della rassegnazione bensì quella della speranza. Ecco perchè ci ostiniamo a pensare, insieme ai moltissimi cittadini che ci hanno preferito, che il centrosinistra possa sfatare il mito negativo di una incapacità quasi ontologica e di una gestione che non sia solo quella di pensare a promuovere organigrammi e carriere agognate, ma risulti più rispettosa e realistica, partendo proprio dalla bella partecipazione alla conferenza stampa di Maria Pia Funaro, nonché da quella che accompagna il nostro lavoro quotidiano, dall’intelligenza dei consiglieri comunali liberi nel giudizio e guidati solo dalla volontà di realizzare gli interessi di tutti.
Noi non vi consentiremo di portare la città allo sbando e di scaricare una montagna di debiti sulle future generazioni, senza invertire la rotta sul punto della virtuosità dei conti pubblici. La Città ha bisogno di competenze. Vere, conclamate e non orientate solo ai vostri prossimi appuntamenti elettorali. Allora, che il proclamato cambio di passo (che altro non è se non la cristallizzazione del fallimento di questa amministrazione) lo sia per davvero e tenga conto della società civile, di quel mondo vasto di movimenti e corpi sociali con i quali è doveroso confrontarsi, chiedendo ausilio nella costruzione di una nuova squadra di governo che garantisca solo il bene comune della città, con l’intenzione di rimetterla sulla strada della rinascita civica e finanziaria, dando finalmente vita a quella gestione partecipata, finora solo declamata e mai, proprio mai, perseguita.
Bianca Rende
Francesco Luberto
Gruppo “Bianca Rende Sindaca”
Consiglio comunale di Cosenza