lunedì, Settembre 16, 2024
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Cosenza, analisi del girone d’andata e ipotesi sul ritorno

Abbiamo provato a tracciare un bilancio previsionale dando un’occhiata indietro al girone d’andata e uno sguardo in avanti sul prossimo futuro

L’inizio del 2024, in occasione dei primi – necessari – movimenti del mercato invernale e nell’attesa della ripresa del campionato, fornisce l’occasione di soffermarsi sul girone d’andata del Cosenza, facendo anche qualche raffronto con le annate precedenti. Certo, bisogna tener presente che la serie B è spesso il regno dell’imponderabile – dove le cose si stravolgono nel giro di poche giornate – e molto spesso i verdetti si decidono da marzo in avanti se non nelle ultimissime giornate.

 

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Tabella

Dalla tabella risulta evidente come il Cosenza 2023/24 – nonostante il netto trend negativo dei risultati nella seconda parte del girone d’andata – abbia il punteggio più alto dal ritorno in serie B: nel dettaglio, la squadra di Caserta ha conquistato 12 punti al Marulla e 9 in trasferta. Fra le mura amiche solo nel 2021/22 si erano ottenuti più punti – 13, tutti raccolti da Zaffaroni; in campo avverso invece il bottino era stato maggiore in due occasioni: 11 nel 2020/21 con Occhiuzzi – nell’annata contraddistinta da nessun successo interno nella fase ascendente del campionato – e 10 nel 2019/20 con Braglia. Anche dal punto di vista della posizione in classifica, l’annata attuale rappresenta il miglior risultato a metà campionato, equiparabile in qualche modo al primo anno di Braglia – quando il campionato era a 19 squadre.

Foto di Michele De Marco

PARTENZA DA SOGNO, POI UN INCUBO O QUASI

Fin qui i numeri che – presi asetticamente – mostrano un girone ascendente migliore rispetto alle stagioni precedenti. È però inutile nascondere che l’organico allestito in estate e, soprattutto, l’inizio di stagione dei Lupi – sia per il gioco espresso che per i risultati conseguiti – avevano creato aspettative differenti, pur tenendo conto dell’imprevedibilità intrinseca della serie B. Guardando indietro alla prima metà del campionato è possibile identificare tre distinti blocchi di partite che hanno caratterizzato l’andamento dei rossoblù:

  • Dalla 1ª alla 9ª giornata, la squadra di Caserta è stata aggressiva, propositiva e sfrontata contro ogni avversario affrontato – con la sola parentesi negativa di Brescia –, producendo copiose occasioni da rete e avendo il torto di non capitalizzare abbastanza e di calare spesso vistosamente alla distanza – pur raddrizzando o vincendo diversi incontri nei minuti finali.
  • Dalla 10ª alla 13ª giornata, i Lupi hanno mostrato – rispetto alle partite precedenti – qualche sofferenza di troppo soprattutto in difesa, specialmente considerato che le squadre affrontate erano tutte impelagate in bassa classifica, con un calo fisico ancora maggiore.
  • Dalla 14ª alla 19ª giornata, il Cosenza – anche a causa di alcune assenze pesanti, concentrate e ripetute, per infortuni e squalifiche – ha inanellato pessimi risultati e prestazioni deludenti e sfortunate, evidenziando anche problemi di tenuta mentale e poca “cattiveria agonistica”.

È palese che, nel corso dei mesi, ci sia stata un’involuzione o – guardando le cose da un altro punto di vista – un “arresto della crescita”: il gruppo, pur mostrandosi coeso – almeno all’esterno –, invece di migliorare negli aspetti deficitari e spiccare il volo per installarsi stabilmente nelle zone alte della classifica, ha avuto un progressivo e – finora – inesorabile decadimento fino a chiudere l’anno appena un punto sopra la zona play-out. Di sicuro il Cosenza non era una squadra di fenomeni a inizio campionato, ma altrettanto certamente non è la squadra insicura e a tratti allo sbando vista – con sempre maggiore frequenza – dal derby in poi.

Foto di Michele De Marco

LE RAGIONI DI UNA CRISI

Le cause di questa regressione sono diverse e, in qualche modo, interconnesse: nella prima parte di stagione, la squadra riusciva a rimanere corta, recuperare il possesso quasi subito e la difesa subiva solo quando sopraggiungeva il calo fisico nell’ultimo quarto di partita quando, però, si provava comunque – in maniera sfacciata e forse anche poco logica – a vincere gli incontri. Dalla partita persa a Marassi – vero turning point in negativo del girone d’andata – il Cosenza brillante di inizio stagione si è visto sempre meno e con minore continuità. I Lupi affrontarono quel match dopo la sosta forse con eccessiva confidenza e sicurezza, perdendolo oltre i propri demeriti e – probabilmente – iniziando a smarrire qualcosa in autostima e fiducia, quando tutto quello che era riuscito facile fino a quel momento divenne, quasi di botto, complicato e confuso. Inoltre, la perdita di brillantezza fisica di centrocampisti ed esterni – alti e bassi -, con conseguente calo nell’aggressività e nella riconquista alta del pallone, hanno brutalmente esposto i limiti di Meroni e Venturi – per tacere di Sgarbi – poco abili ad impostare dal basso con rapidità e precisione, rendendoli anche meno puntuali ed efficaci in marcatura. A tutto ciò va aggiunta la riluttanza di Caserta a intervenire tempestivamente con varianti sul piano tattico al verificarsi dei primi risultati negativi: probabilmente il mister ha ritenuto il “malessere” passeggero, convincendosi a cambiare solo quando – per l’accavallarsi di infortuni e squalifiche – era davvero inevitabile, ottenendo riscontri confortanti con Parma e Bari mentre con il Como è sembrata più evidente la mancanza di automatismi e corretti posizionamenti nella difesa a tre. Altro “fattore limitante” è stato sicuramente la resa inferiore alle attese di alcuni giocatori su cui si riponevano molte speranze, chi per problemi fisici pregressi – Florenzi e soprattutto Viviani e Canotto -, chi per poca continuità rispetto al passato – Marras – e chi per difficoltà di inserimento e problemi extra campo – Forte. Infine, anche la dea bendata non è stata benevola: se è vero che la sfortuna è l’alibi dei deboli, è altrettanto vero che 13 legni – 7 colpiti dal solo Tutino – hanno influito pesantemente sui risultati ottenuti dal Cosenza.

 

COSA FARE PER INVERTIRE LA ROTTA E TORNARE A CORRERE

Assodato che Caserta – almeno al momento – resta in panca, cosa serve alla squadra per tornare stabilmente in zone più tranquille e – magari – mostrare nuovamente il gioco di inizio stagione? Principalmente gente con personalità e leadership, elementi che possano dare una scossa ai compagni – nei momenti di difficoltà – sia in campo che nel chiuso dello spogliatoio. In quest’ottica, il ritorno di Camporese – specialmente considerando che già conosce l’ambiente – è già un importante primo tassello ma è fondamentale non fermarsi al solo centrale toscano. In difesa – oltre al già citato Camporese, sperando che sia pronto subito e in grado di giocare con continuità – servirebbe un altro centrale, possibilmente anche abile nel giro palla, e almeno un terzino per fascia – anche due sulla destra se si riuscisse a trovare una sistemazione per Rispoli. A centrocampo tutto dipende da Viviani: se il giocatore riuscisse in breve tempo a tornare ai suoi livelli – cosa onestamente difficile da ipotizzare dopo un intero girone d’andata praticamente da spettatore – potrebbe essere sufficiente un solo elemento in grado di fare sia la fase offensiva che quella difensiva, altrimenti sarebbero necessari almeno due innesti. In avanti servirebbe un esterno mancino per offrire più soluzioni al tecnico ma è soprattutto fondamentale recuperare – mentalmente prima ancora che fisicamente – Forte: il centravanti rossoblù, se adeguatamente sostenuto e assistito, potrebbe davvero essere l’arma in più dei Lupi nel girone di ritorno, togliendo un po’ di responsabilità dalle spalle di Tutino. È inoltre fondamentale che la squadra ritrovi brillantezza e tenuta dal punto di vista fisico, cosa su cui sicuramente Caserta e il suo staff staranno lavorando. Infine, sarebbe importante che il tecnico melitese mostrasse più elasticità e meno intransigenza nel mettere la squadra in campo: non necessariamente nell’adeguarsi all’avversario ma quanto meno nel variare il tema tattico – anche a partita in corso – riuscendo a inserire nel gioco quel po’ di imprevedibilità che a volte è mancata – alternando ad esempio il 4-2-3-1 al 4-3-3. Ripartire con una prestazione di spessore e un risultato positivo a Cremona potrebbe essere il volano per ridare slancio alla stagione dei Lupi: fiducia e risultati vanno di pari passo e in serie B – come più volte detto e ribadito – può bastare poco per cambiare volto a un’annata.

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