Chiusura Teatro Rendano, interviene la Succurro: “Non consentiremo a nessuno di confondere le acque”.
COSENZA – Con riferimento alla petizione avviata in questi giorni da una associazione ed avente ad oggetto il futuro del Teatro “Rendano”, interviene l’Assessore al Teatro Rosaria Succurro.
“Che la campagna elettorale sia ormai alle porte – sottolinea l’Assessore Succurro -lo si comprende dalla “boutade” (la chiamerei proprio così) sul salvataggio del “Teatro Rendano”, inscenata attraverso la petizione lanciata da qualche giorno da un’associazione, mai sentita prima e che non ha radici culturali in città, e della quale è avamposto una giovane cosentina di buoni studi assurta alle cronache, se non ricordiamo male, per la polemica ingaggiata mesi fa con il regista del cortometraggio sulla Calabria Gabriele Muccino.
Capiamo anche la necessità della giovane di restare in auge e di non perdere l’appuntamento con il suo momento di sana notorietà, ma assumere i panni di paladina di un’operazione di salvataggio del teatro di tradizione cosentino ci sembra, forse, un po’ eccessivo, soprattutto perché l’operazione che arriva in periodo di emergenza Covid, con tutti i teatri d’Italia chiusi per l’incalzare della pandemia, ci sembra alquanto pretestuosa e sicuramente frutto di grandi manovre, propedeutiche alle prossime scadenze elettorali. E questo si coglie in modo lapalissiano nella misura in cui ha subito suscitato l’apprezzamento e l’endorsement di papabili alla poltrona di Sindaco.
La petizione che è stata lanciata – precisa Rosaria Succurro – non solo contiene molte inesattezze, ma è quanto mai inopportuna ed intempestiva proprio perché non tiene conto del fatto che in tutto il Paese tutte le rappresentazioni, fatta eccezione per alcune recenti iniziative, come quelle prodotte, in risposta all’emergenza, e senza la partecipazione del pubblico, dal Teatro alla Scala di Milano o dall’Opera di Roma, sono sospese a causa del Covid.
Ma la petizione sembra soprattutto ignorare quanto di buono e significativo è stato fatto dal 2011 in poi per il Teatro “Rendano” dall’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Mario Occhiuto. Prima di riferire questo, è importante confutare un dato: la paventata scadenza del prossimo 31 gennaio indicata come termine ultimo per accedere ai contributi triennali del FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) slitterà, come stabilito con decreto ministeriale, di un anno, al 2022, proprio per l’emergenza Covid. Nel 2021 si potrà richiedere solo qualche contributo sotto forma di ristoro a beneficio di quelle associazioni culturali maggiormente colpite dalla difficile situazione determinatasi a seguito della pandemia. Quello propalato dai promotori della petizione è, dunque, un falso allarme.
Ed anche con riferimento alla paventata perdita, per il Rendano, del titolo di teatro di tradizione, i promotori della petizione sono fortemente in errore. Il riconoscimento di teatro di tradizione il Rendano lo ha acquisito per decreto del Ministero nel 1977, quando era Ministro dello Spettacolo l’On.Dario Antoniozzi. E solo per decreto potrebbe perderlo, ma in Italia finora questa circostanza non si è mai verificata. Non vediamo come potrebbe verificarsi per il Rendano che ha caratteristiche uniche nel panorama nazionale.
D’altra parte l’Amministrazione comunale, negli anni della sindacatura Occhiuto, ha fatto di tutto per mantenere elevati gli standard qualitativi del Rendano, avviando e portando avanti un vero e proprio progetto di rinascita del nostro teatro di tradizione. Siamo riusciti a proporre stagioni di qualità, sia di lirica che di prosa, a costi contenuti per le casse del Comune, peraltro in un momento storico segnato da una crisi, non di poco conto, di tutto il settore lirico e musicale nel Paese. La grande partecipazione alle stagioni del Rendano che si sono succedute negli ultimi 9 anni, – sottolinea inoltre Succurro – ci dice, una volta di più, che il “Rendano” si è ripreso il suo pubblico, quello che prima dell’avvento di Occhiuto si era perso per strada, e pronto, ogni qual volta vengono proposti progetti culturalmente validi, a ricostruire e rilanciare il suo rapporto di fidelizzazione con la massima istituzione culturale cittadina.
Sul piatto della bilancia, oltre che l’impennata degli abbonamenti, quadruplicati rispetto al passato, e i sold out che hanno caratterizzato sia le opere liriche in cartellone che le stagioni di prosa, per le quali ci siamo avvalsi di un proficuo partenariato pubblico-privato, c’è stata proprio una progettualità che è risultata essere vincente. I cartelloni lirici, fin quando è stato possibile allestirli, hanno fatto leva su cantanti molto apprezzati (si pensi ad esempio ad Antonello Palombi e alla sua “Tosca”) su registi di consolidata esperienza (Aldo Tarabella che ha diretto “La Cenerentola” nel 2017) o reclutati tra le nuove leve del panorama nazionale, e, infine, su direttori d’orchestra di chiara fama (Carlo Goldstein o Luca Ferrara) che sono stati capaci di prendere per mano la compagine orchestrale fino a renderla ancora più matura. Si è puntato molto su un’Orchestra che fosse diretta emanazione del Teatro Rendano.
Una realtà che ha acquisito sicurezza, formata quasi per intero da musicisti cosentini e calabresi e questo per noi è stato motivo di ulteriore vanto, meritando gli apprezzamenti di chi ha avuto modo di ascoltarla. Altri punti di forza sono state la collaborazione avviata con altri prestigiosi teatri italiani, come con il Teatro del Giglio di Lucca, e la prestigiosissima mostra “Il Mito di Stradivari e la liuteria italiana”, ospitata dal “Rendano” e che è stata il risultato di una significativa ed intensa collaborazione avviata da un lato con il Consorzio Liutai di Cremona, la città patria dei mitici strumenti italiani il cui maggior esponente fu Antonio Stradivari, e dall’altra con la scuola di liuteria “De Bonis” di Bisignano, tra le risorse più preziose del nostro territorio. A questo si aggiungano anche i lavori di ristrutturazione realizzati dall’Amministrazione comunale.
La cultura è una delle esigenze primarie della società ed anche in presenza di situazioni di crisi abbiamo l’obbligo di assecondare l’aspirazione dei nostri cittadini ad avere servizi culturali migliori, partendo dalla tradizione identitaria del Rendano che è l’emblema della stessa tradizione lirico-musicale della nostra città. Se abbandonassimo il Teatro Rendano al proprio destino tradiremmo la nostra stessa missione e quella che dall’inizio del suo mandato è stata abbracciata dal Sindaco Occhiuto. Il teatro rappresenta per la città una sorta di tempio, è la Cattedrale della cultura ed è quindi un presidio che noi non abbiamo voluto in questi anni abbandonare, nonostante i tagli di risorse con cui ci siamo dovuti confrontare.
Noi, nonostante le ristrettezze finanziarie, abbiamo voluto puntare sulla qualità e valorizzare il percorso della musica cosìddetta colta. Il livello dei programmi è stato mantenuto alto, continuando a far leva sulla nostra Orchestra e sui talenti locali. Abbiamo fatto ogni sforzo possibile per investire nella musica e in cultura e non consentiremo a nessuno di confondere le acque e di raccontarci storie diverse da quelle che abbiamo costruito”.