Augias stronca la Calabria: ‹‹E’ una terra perduta che rappresenta un’anomalia di Stato››
Corrado Augias è tornato a calcare la mano sulla Calabria, commentando i recenti fatti di cronaca relativi all’operazione ‘Basso profilo’ e ai rapporti fra ‘ndrangheta e politica calabrese. Ospite della trasmissione ‘Quante Storie’ su Rai 3, Augias ha espresso, con la solita pacatezza che lo contraddistingue, un giudizio piuttosto sferzante, a tratti quasi sprezzante: “la Calabria è purtroppo una terra perduta, questa inchiesta e anche il maxi processo in corso, del quale i media non hanno parlato a sufficienza, lo dimostrano”. Il conduttore lo interrompe: “è una frase tremenda dire ‘la Calabria è una terra perduta’…”.
Augias risponde senza battere ciglio: “è la mia opinione personale, dunque vale poco, vale quello che vale, è un sentimento, non un’affermazione politica. Io ho il sentimento che la Calabria sia irrecuperabile. L’ho visto anche in occasione delle ultime elezioni, avevano un candidato ottimo, un imprenditore calabrese, forte, che resta lì nonostante i rischi che corre, che dà lavoro: lo hanno escluso, hanno eletto un’altra persona che sfortunatamente è mancata. Detto questo, le inchieste di Gratteri vanno seguite con attenzione. Gratteri è calabrese, un altro uomo che è voluto restare in Calabria, fa una vita d’infermo, vive con 4 carabinieri intorno, quando va a zappare il suo piccolo orto la domenica ha 4 carabinieri agli angoli con i mitra, una vita che nessuno vorrebbe fare…”.
Parole che certamente nascono da un fondo di verità, ma che rischiano di dare solo un’immagine sommaria e per questo inesatta di cosa sia realmente la Calabria. Non si scopre di certo oggi che la mafia è una piaga sociale che opera tanto in Calabria quanto in tutto il Sud Italia. E, attraverso interessi economici e politici, è arrivata con i suoi tentacoli anche nelle integerrime e immacolate Regioni del Nord. Minimi invece i riferimenti a ciò che dal territorio, attraverso i suoi protagonisti (magistrati, forze di polizia, giovani e persone per bene), viene fatto giornalmente per slegarsi da questa morsa.
Problemi come la malasanità, la cattiva gestione della politica, la criminalità sono accentuati da un’arretratezza che affonda le sue radici nel passato, alimentate dai problemi del presente. Sono fiori neri che nascono nell’ombra di uno Stato che spesso guarda alla Calabria come la propria periferia remota e difficile, dalla quale sarebbe meglio distaccarsi, se fosse possibile, piuttosto che provare a riqualificarla. Uno Stato assente, rappresentato al più da magistrati e forze dell’ordine, ultimi presidi di legalità e giustizia.
Giudizi, pregiudizi e parole dure come quelle di Corrado Augias trovano terreno fertile. Ma puntare il dito contro la Calabria è fin troppo facile. Guardando i problemi da una prospettiva più ampia, ci si accorge che la Calabria potrebbe anche essere considerata una terra ‘non normale‘, definiamola pure anomala, ma frutto di un’anomalia di Stato. La Calabria è qualcosa di più di una serie di luoghi comuni, soprattutto perché gli stessi luoghi comuni, se visti in un’ottica sovrannazionale, sono gli stessi attraverso i quali l’Italia viene vista dagli occhi di pensa che i problemi del Bel Paese siano atavici e insiti nella cultura di un popolo che non potrà mai cambiare perché è perduto, irrecuperabile.