C’era davvero il gotha dell’avvocatura cosentina, questa mattina, nella sala Giorgio Leone di Palazzo Arnone. Anche quest’anno, come succede da sessant’anni, si è tenuta la cerimonia per il conferimento della “Toga d’oro” ai professionisti che da 50 anni calcano le aule del tribunale cittadino e, novità di questa edizione, è stata quella dell’assegnazione della “Toga d’onore” per l’avvocato più giovane e con il miglior punteggio nell’esame di abilitazione forense della sessione 2022.
Organizzata dall’Ordine degli avvocati bruzi, guidato dalla presidente Ornella Nucci, la “matinée” ha rappresentato una ghiotta occasione per celebrare gli avvocati decani dell’ordine che, con il loro lavoro al servizio della giustizia e dello Stato, da 50 anni rendono onore alla professione forense e le giovani leve che da loro traggono insegnamento ed esempio. Tramandare valori, dedizione e immutato attaccamento alla divisa simbolo di questo mestiere, è il messaggio più significativo che si possa dare nel segno della continuità e del rispetto per quello che l’avvocato deve rappresentare. Perché quando un avvocato indossa la toga di fronte all’autorità giudiziaria, si mette al servizio del cittadino nell’azione di ricerca della verità.
Gli insigniti
A essere insigniti con medaglie d’oro “le colonne dell’avvocatura bruzia” Sergio Calabrese, Alfonso Luigi Locco, Nicola Martino e Paolo Reda. A ricevere invece la Toga d’onore consegnata dal Presidente onorario della Camera penale di Cosenza, Ninì Feraco, la giovane avvocata Virginia Tenuta, mentre a Cesira Staffa e Maria Francesca Donnici consegnati degli attestati di merito.
Alla cerimonia erano presenti anche il Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, la presidente del tribunale Maria Luisa Mingrone, il sindaco di Cosenza Franz Caruso e il presidente della Camera Penale Roberto Le Pera che è intervenuto con un forte e duro discorso.
«È normale – ha detto Le Pera – che oggi la Camera penale di Cosenza sia stata costretta a rivendicare il diritto a celebrare i processi nei palazzi di giustizia del Tribunale territorialmente competente anziché in bunker edificati in desolate lande fuori provincia in cui il primo ad essere additato a sospetto è proprio l’avvocato? Talmente pericoloso da dover abbandonare la propria auto a centinaia di metri di distanza dall’accesso dell’aula e giunto sul post controllato in tutto e per tutto, sempre secondo le prescrizioni delle preposte autorità?»
«Questo appuntamento rappresenta una tradizione alla quale l’avvocatura tiene tanto perché vuole dare la giusta importanza alla storia – ha affermato la presidente dell’Ordine Ornella Nucci – e la storia l’hanno fatta i nostri decani che oggi sono qui ad accogliere anche i giovani avvocati. Questo è un momento nel quale l’avvocatura ha difficoltà e penso che ispirarsi a questi “modelli” di tanti anni fa, quando gli avvocati erano un unicum, lottavano tutti nella stessa direzione per tenere alto il buon nome dell’avvocatura, sia una grande occasione di crescita umana e professionale».
«L’idea di istituire la “Toga d’onore” è nata dal Consiglio dell’ordine con lo scopo di voler dare attenzione ai giovani e dalla famiglia del compianto avvocato Giuseppe Farina in ricordo del familiare – ha continuato la presidente Nucci. E il modo più bello che abbiamo trovato è stato quello di regalare una toga, donata dalla famiglia Farina, a una giovane collega che ha avuto il voto più alto agli ultimi esami di abilitazione».
Infine, rivolgendosi ai giovani avvocati, la Nucci ha concluso: «Dovete crederci, io continuo a essere innamorata di questa professione pur riconoscendone tutte le criticità e il momento particolarmente difficile, ma è una professione bellissima. È una professione che merita di ritornare ad avere la giusta importanza e l’avvocatura deve riconquistare spazi che purtroppo piano piano sono stati erosi».
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