Da circa un ventennio è stata immessa una nuova specie nel Pollino, parliamo del grifone, un avvoltoio che adotta come regime alimentare la necrofagia ovvero il consumo di carcasse di animali. La presenza nell’area protetta delle Gole del Raganello offre un “bel vedere” nella vicina Civita, piccolo borgo alle pendici del Pollino, dove ammirare la maestosità di questi rapaci. Le difficoltà per la sopravvivenza di questa specie passano dal bracconaggio allo scarso reperimento di carcasse, privando così il volatile della prima fonte di nutrimento.
Fortunatamente non sono soli, il CIPR (Comitato Italiano per la Protezione degli Uccelli Rapaci) di Rende che ha preso parte alla reintroduzione della specie, si occupa anche del recupero degli animali feriti, prestando cure ed attività riabilitative finalizzate al reintegro in natura. Questi grandi rapaci sono uccelli migratori, riescono a coprire centinaia di chilometri planando ed infine volare anche a quote di seimila metri con minimo sforzo grazie all’apertura alare che sfiora i tre metri.
Oltre ad essere migratori sono anche gregari, ovvero vivono in comunità, la stessa che è stata ideata dal CIPR come centro d’esperienza, denominata “Casa della Natura”. Un progetto di educazione ambientale per grandi e piccini dove si alternano visite scolastiche e curiosità degli abitanti del posto. Un luogo dove vengono abbattute le barriere architettoniche, non solo di natura fisica, ma anche culturale e sociale. La curiosità dei bambini nutrita da molti “perché” incontra l’esperienza e la memoria degli adulti, testimoni del passato e custodi legittimi della locuzione “ai miei tempi”. Un punto di comunione che recupera il passato, vive il presente e promuove il futuro.
Ammirare questi rapaci, evitando di portare il naso all’insù, azzera la distanza tra il cielo e la terra, dimenticando per un istante quel sogno ricorrente di ogni bambino, librarsi in volo per poter osservare da una prospettiva diversa tutto ciò che ci circonda.
La Carta dei Principi dell’Educazione Ambientale (Fiuggi, 1977) recita “Compito dell’educazione ambientale non è quello di trasmettere valori e comportamenti acquisiti e presenti nella cultura dominante, ma indirizzi e stimoli innovativi come base di un comportamento verso l’ambiente, alternativi a quelli suggeriti dalla cultura del quantitativo e del consumismo che ha alterato profondamente l’equilibrio uomo/ambiente”. L’auspicio per le future generazioni è perseverare nel rispetto di regole non scritte declinandole in amore e rispetto per la natura.