Il decreto legge n.34 di maggio 2020, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, sin dalla sua approvazione ha acceso l’interesse degli italiani, delle imprese italiane, incluse le banche e gli istituti finanziari in genere, degli amministratori di condominio. E non potrebbe essere diversamente visto il clamore suscitato, anche a livello europeo, dall’introduzione di un bonus fiscale del 110% per i lavori di efficientamento energetico e di consolidamento sismico. Condizione imprescindibile per potere godere della detrazione al 110% è la regolarità urbanistica così come, in fase realizzativa, il rispetto della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Se da un lato si persegue il miglioramento e la difesa dell’ambiente, rendendo le nostre abitazioni meno energivore, dall’altro si vorrebbe favorire la crescita economica mediante la ripresa del settore edile che vive da anni una crisi profonda. A seguito dell’annuncio della misura fiscale, si è registrata una frenata degli investimenti in interventi incentivati da bonus fiscali già vigenti, come testimoniato dai dati pubblicati ultimamente che testimoniano una caduta verticale del settore. L’evidenza dei fatti ci dice che ad oggi quel volume di affari che si era annunciato e prospettato, non si è verificato, anche per la complessità delle procedure connesse.
Non a caso il rapporto Cresme- Camera dei Deputati sugli incentivi edilizi lancia l’allarme sulla frenata dell’edilizia causata proprio dall’attesa del superbonus 110. Non vorremmo che la montagna avesse partorito un topolino con il solo effetto reale di bloccare gli interventi già aggiudicati e pronti per l’avvio dei cantieri. Quello che serve è prorogare la misura oltre il 2021 che, seppur non ristorerà dei danni sofferti dal settore, potrà consentire la riqualificazione diffusa del patrimonio edilizio con una prospettiva di ripresa per l’intera filiera.