I calabresi sono in cerca di un supereroe. È una protezione oppure una prigione? E perché siamo così attratti dai supereroi? Una possibile risposta la troviamo nella loro morale. Tutti, pur con le loro particolarità, concordano nell’essere parte della giustizia, e sebbene debbano sacrificare qualcosa, sono disposti a rischiare la pelle per far fuori i cattivi. La ricerca di un supereroe mette dunque in evidenza, il desiderio intimo dei calabresi di un’umanità virtuosa in cui poter sperare. Qualcosa in cui credere, qualcosa di possibile.
Il timore dei calabresi: “Non avere chanche”
Un supereroe in grado di regalarci la possibilità di risollevarci da polvere e fango per divenire faro – nella notte – della “Giustizia”. “Bene e Giustizia”, quindi, sono le due più profonde necessità dei calabresi, soprattutto in questo momento che a tremare non sono solo gli “ultimi”. Il sistema sanitario nostrano lascia senza cure anche coloro che in questa regione hanno sempre pensato che con amicizie e soldi non c’è nulla da temere. Il voler riporre, ancora una volta, la soluzione di tutti i mali in un supereroe, ieri un generale dei carabinieri e oggi il fondatore di Emergency, ci restituisce la misura che ha raggiunto il timore dei calabresi: non aver chance verso il sistema di potere di cui siamo ostaggio. Ci fa dunque comprendere quali sono le nostre speranze, ma soprattutto i nostri timori.
È qui che si comprende il senso profondo dei supereroi: da una parte sono i miti con cui esploriamo le nostre possibili “potenzialità”, dall’altra parte racconti in cui esorcizziamo le paure umane di ogni epoca, cercando di raccontarci versioni sempre migliori di noi stessi. Ma di migliore abbiamo ben poco, perché ancora una volta crediamo che la “rivoluzione” debbano farla gli altri. Seduti sulle nostre poltrone con il telecomando in mano, credendoci come al solito uno più furbo dell’altro, aspettiamo e pretendiamo che il cambiamento arrivi per effetto del supereroe di turno. Il monito con cui concludere è pertanto solo uno, che racchiude tutto in poche parole: “A grandi mali corrispondono grandi responsabilità” e noi calabresi abbiamo la piena responsabilità dei nostri mali. Inutile cercare altrove.
Arturo Crispino – presidente Officina delle Idee