venerdì, Gennaio 31, 2025
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La Camera penale di Cosenza ai Giudici del processo Recovery: “teniamo insieme la Carta costituzionale in mano, ma per fare ritornare il processo nella sede naturale”

La Camera Penale di Cosenza ha inviato una lettera alla Presidente della Corte di Appello di Catanzaro e alla Giudice dell'Udienza Preliminare del processo penale 3942/22 "Recovery", denunciando lo spostamento forzato del processo a Catania.

La Camera Penale di Cosenza ha inviato una lettera accorata alla Presidente della Corte di Appello di Catanzaro e alla Giudice dell’Udienza Preliminare del processo penale 3942/22, noto come “Recovery”, per denunciare lo spostamento forzato del processo a Catania. La missiva, datata 31 gennaio, evidenzia come questo trasferimento rappresenti una violazione dei principi costituzionali del giusto processo e un grave danno per i diritti degli imputati.

Un esodo forzato 
Domani, 31 gennaio, tutte le parti processuali, inclusi imputati, parti offese, avvocati, giudici, pubblici ministeri e un intero ufficio di cancelleria della sezione penale di Catanzaro, saranno costretti a migrare verso Catania per celebrare un’udienza preliminare. Questo spostamento, definito “esodo” dalla Camera Penale, non solo comporta un enorme disagio logistico, ma anche un onere economico insostenibile per gli imputati, minando la parità di armi tra accusa e difesa, principio cardine del giusto processo.

La violazione dell’articolo 111 della Costituzione
La Camera Penale sottolinea come questo trasferimento violi l’articolo 111 della Costituzione, che garantisce la massima tutela dei diritti dell’imputato, incluso il diritto a una difesa efficace. La presenza degli imputati detenuti, ridotta a un “ologramma appena visibile su un monitor”, rappresenta un ulteriore attacco ai loro diritti fondamentali.

Un appello alla Presidente della Corte di Appello
La lettera richiama le dichiarazioni della Presidente della Corte di Appello di Catanzaro durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, in cui aveva espresso solidarietà verso gli avvocati per i disagi causati dal “nomadismo giudiziario”. Tuttavia, la Camera Penale chiede che questa solidarietà si traduca in azioni concrete, riportando il processo nella sua sede naturale a Catanzaro.

Una vergogna nazionale
Se il processo dovesse continuare a celebrarsi a Catania, la Calabria rischierebbe di essere vista come una regione “fuori dalla Costituzione”, incapace di garantire un processo giusto ai suoi cittadini. La Camera Penale invita le autorità giudiziarie a intervenire tempestivamente per evitare che questo esodo diventi una “vergogna nazionale”.

La Camera Penale di Cosenza conclude la lettera con un appello accorato: “Facciamo rientrare, INSIEME, il processo nella sede naturale. Sarebbe un giusto motivo per sentirci orgogliosi di restare insieme nelle aule, tenendo stretta, in mano, la Carta costituzionale”.

La questione sollevata dalla Camera Penale di Cosenza mette in luce una problematica più ampia del sistema giudiziario italiano, evidenziando la necessità di riforme che garantiscano il rispetto dei diritti costituzionali e l’equità del processo penale.

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