Rosa Vespa, la 51enne di Cosenza accusata di aver rapito una neonata dalla clinica Sacro Cuore lo scorso 21 gennaio, si era convinta di essere incinta senza mai consultare un ginecologo o sottoporsi a esami clinici. È quanto emerge dall’ordinanza di convalida dell’arresto, che ricostruisce i dettagli di una vicenda dai contorni drammatici.
L’autodiagnosi di gravidanza e l’inganno al marito
Secondo l’ordinanza, nel maggio 2024 Rosa Vespa, a fronte di un’assenza del ciclo mestruale protrattasi per due mesi, si convinse di essere rimasta incinta. La donna informò il marito, Moses Omogo Chidiebere, 43enne originario della Nigeria, il quale stava per partire per il suo paese natale a seguito della morte della madre. Tuttavia, la Vespa non cercò mai riscontri medici alla sua autodiagnosi, evitando visite ginecologiche ed esami di routine, se non in modo fittizio.
Il rapimento e le false rassicurazioni
Il 21 gennaio scorso, Rosa Vespa si introdusse nella clinica Sacro Cuore di Cosenza, rapendo una neonata. Con lei c’era anche il marito, inizialmente arrestato e poi rilasciato. Secondo l’ordinanza, Omogo avrebbe dichiarato di non essere mai stato presente durante le visite mediche o il parto, poiché la moglie gli avrebbe detto che non era consentito l’accesso ad altre persone.
Dopo il presunto parto, Omogo si sarebbe preoccupato di chiedere alla moglie come procedere per la registrazione della nascita del bambino. La Vespa lo avrebbe rassicurato, affermando che l’adempimento burocratico sarebbe avvenuto dopo le dimissioni del neonato e che aveva già firmato i documenti necessari. Una serie di menzogne che avrebbero sfruttato la scarsa conoscenza delle procedure italiane da parte del marito.
La detenzione e la perizia psichiatrica
Attualmente, Rosa Vespa è detenuta nel carcere di Castrovillari, in attesa di una visita medica disposta dalla sua avvocata, Teresa Gallucci, per valutarne lo stato mentale. «La famiglia Vespa sta vivendo un doppio trauma», ha dichiarato l’avvocata all’Ansa. «La sorella e la madre sono distrutte, non solo dal punto di vista giudiziario, ma anche umano, perché tutti aspettavano l’arrivo di un bimbo in famiglia».
Un caso che scuote Cosenza
Questa vicenda ha scosso l’opinione pubblica cosentina, sollevando interrogativi sulle dinamiche psicologiche e familiari della donna che hanno portato al rapimento della neonata. Mentre la donna attende la perizia psichiatrica, la comunità si interroga su come sia stato possibile arrivare a un gesto così estremo, frutto forse di un disagio profondo e di una realtà parallela costruita sull’inganno.
Intanto, la giustizia procede nel suo corso, con l’obiettivo di fare luce su questa storia