Con la testa immersa nel cosmo, accompagnato da buona musica, da visionarie e realistiche illustrazioni, da una loquacità che è una sfida a chi arriva primo tra pensieri e parole. Tutto autoprodotto dalla sua immensa genialità. Lui è Angelo Adamo, ricercatore dell’Istituto di Astrofisica spaziale e fisica cosmica di Palermo, fine musicista, egregio illustratore ed eccellente divulgatore. E “Storie di Soli e di Lune” è la sua conferenza-spettacolo che ha emozionato ieri il pubblico del Museo dei Brettii e degli Enotri, a Cosenza. Un mix di teatro, musica e grafica per divulgare temi scientifici. Ne abbiamo parlato con Angelo Adamo prima che andasse in scena…
Come nasce “Storia di Soli e di Lune”?
“È il titolo del mio primo libro, di racconti brevi a sfondo scientifico. I soli e le lune sono dei riferimenti alle stelle e ai satelliti naturali di vari pianeti, ma sono anche persone sole e stati d’animo, per cui questi monologhi di solito rispecchiano gli stati d’animo di chi si trova in contemplazione davanti alla natura e a pensarla, e a cercare anche un dialogo con essa. Nel tempo, da libro dei racconti è diventato anche occasione di monologhi simil teatrali.
Con questo non voglio assolutamente millantare di essere un attore finito, però mi piace portare in giro, ogni tanto, questo genere di cose. Mi consentono di non lasciare pezzi a casa perché trovarsi a fare conferenze pubbliche solo come astrofisico è bello, trovarsi a fare concerti come musicista è bello, trovarsi a fare illustrazioni e fumetti con qualcuno, scrivere per giornali o scrivere altro è bello. Però coniugare tutte queste robe insieme è bellissimo. Perché sì, mi sento un po’ di essere a casa, davvero a casa, quando sono con tutte queste parti che convivono e cooperano per farmi star bene. Spero di riuscire a far star bene anche gli altri”.
Astrofisica, Scienza, Musica, Fumetti… Raccontaci un po’ del tuo talk.
“È una breve serie di 3 o 4 monologhi, presi da questo libro. Le commento con musica e con proiezioni di immagini che ho creato per illustrare questo libro e altri. Quando trovo che ci sia la possibilità di creare un accostamento di significati, prendo un’immagine la metto in quel particolare punto del monologo e la uso per commentare quel passaggio. E allora, alla fin fine, c’è forse da chiedersi se siano le immagini che commentano le musiche o se sono le musiche a commentare le immagini o se siano i testi a commentare tutto. Insomma, mi piace pensare che ci sia uno scambio continuo che dovrebbe servire a rivelare questa dimensione molto più umana della scienza, che erroneamente viene ritenuta come un’attività molto, molto fredda, molto distante da quello che fa”.
Con la tua conferenza spettacolo scopriamo la dimensione umana della Scienza e di riflesso, anche dello scienziato…
“La scienza credo si origini dalle stesse motivazioni che danno origine a tante altre cose, anche all’arte. Poi, differisce nei metodi di indagine, ma la scaturigine è uguale, e fa parte di quel mondo emozionale che si crea quando si è ragazzi, e poi ti conduce per alcune vie, illudendoti di avere il libero arbitrio, di poter decidere di fare qualcos’altro. Ma in realtà qualcosa ti ha colpito da ragazzino e non smette di lavorare sotto, e ti organizza il futuro”.
Questo succede per qualsiasi mestiere, per qualsiasi attività o quasi per tutti?
Succede sicuramente per gli artisti e anche per chi fa scienza, che è tutt’altro che una persona fredda. È una persona che ama, che ha figli, che va in bagno, che paga le tasse, che guadagna, che va in ferie e che si diverte a fare quello che fa perché riesce a profondere passione in questa attività. Quindi, sembrano concetti banali ma, divulgarli piuttosto che divulgare la scienza credo che sia importante. Accostare questa narrazione alla narrazione della scienza credo che sia fondamentale perché dobbiamo vincere appunto questa diffidenza che se non curata in certi modi può essere all’origine anche del pensiero complottista di altro, tipo le fake news eccetera.
Tra l’altro io non sono così convinto che la divulgazione possa condurre davvero a un accrescimento delle conoscenze. Per cui sì, questo grande valore della divulgazione c’è, ma forse andrebbe ridimensionato, andrebbe ritarato profondendo gli sforzi su attività che possono davvero condurre a qualcosa. Perché non è che poi tutto questo grande sforzo divulgativo sta corrispondendo a una crescita così tanto spiccata della conoscenza in campo scientifico. Appunto stanno crescendo invece le teorie alternative e forse anche perché si ritiene, cosa che mi è stata detto spesso e volentieri, che gli scienziati fanno parte di una setta pagata bene da chissà chi per mantenere segreti.
Insomma, questa conferenza spettacolo, questa tua visione composita, può dare una chiave di lettura diversa alla percezione della Scienza?
Diciamo che potrebbe essere utile, ma anche no. Perché in fondo questa è la mia esperienza personale magari, anzi sicuramente, un altro scienziato, faccio fatica a definirmi così, cioè un’altra persona che si occupa di Scienza sicuramente parlerebbe di un diverso patrimonio esperienziale ed emozionale però l’importante credo che sia proprio comunicare che c’è, che non è soltanto quella formula lì, ma sotto quella formula si cela tutto un movimento di emozioni generate anche, che so, dal vedere l’espressione della formula di Dirac o d di Einstein o da una formula di struttura dalla chimica inorganica… Insomma la scienza può essere bella. La scienza è bella sarebbe uno slogan simpatico.
“Storie di Soli e di Lune” di Angelo Adamo rientra nel progetto “Oltre lo Spazio – Mostra Multimediale Immersiva”, realizzato da GF Entertainment di Gianluigi Fabiano con la collaborazione di diverse associazioni del territorio: gruppo astrofili MenkAlinan, gruppo astrofili Giovan Battisti Amico (GBA), U.A.I divulgazione inclusiva, il progetto Cosmo della rivoluzione delle Seppie e Moema Academy.