Si terrà domani 22 maggio alle 14 nella sala convegni di Oncologia dell’ospedale di Paola, l’incontro medico sul tema: “il tumore della mammella e dell’ovaio: nuovi orizzonti nel trattamento medico”. Il congresso, organizzato dal provider Xenia di Francesca Mazza, ha come responsabile scientifico il dottor Gianfranco Filippelli ed è accreditato su Agenas.
“Il carcinoma mammario metastatico non può essere trattato con finalità di guarigione, anche se la sopravvivenza mediana è relativamente lunga (24-36 mesi). Le sedi più frequenti di metastasi sono tessuti molli (linfonodi e cute), lo scheletro, i polmoni ed il fegato”, si legge nel razionale scientifico.
Si ritiene comunemente che il trattamento antineoplastico con ormonoterapia e/o chemioterapia sia in grado di prolungare la sopravvivenza, indurre una regressione tumorale ed una riduzione dei sintomi nella maggior parte dei casi, nonché migliorare la qualità della vita. Le risposte anche complete hanno comunque una durata limitata.
“Più linee terapeutiche con farmaci differenti possono essere impiegate in successione tenendo conto che le probabilità di regressione tumorale e la durata della risposta si riducono con l’evoluzione della malattia. Anche per le recidive esclusivamente locoregionali deve essere adottata una terapia medica antineoplastica: provvedimenti terapeutici locali possono comunque contribuire al controllo locale della malattia”, anticipa il dottor Filippelli.
In taluni studi la combinazione di un trattamento locale radicale e di terapie mediche determina, pur in piccole percentuali, una lunga sopravvivenza. “La scelta del trattamento tra ormonoterapia e chemioterapia va operata sulla base della conoscenza di dati
biologici e clinici, che permettano di definire l’aggressività della malattia e predire la risposta alle terapie quali lo stato recettoriale o gli indici di attività proliferativa del tumore (anche primitivo), l’intervallo libero da malattia fra trattamento della neoplasia primitiva e comparsa delle metastasi, numero e sedi delle localizzazioni metastatiche.
Devono senz’altro essere trattate con chemioterapia le pazienti con malattia aggressiva, rapidamente evolutiva e con localizzazioni viscerali (anche al sistema nervoso centrale), indipendentemente dallo stato recettoriale”, spiega il responsabile.
Per quanto riguarda gli altri casi, “l’ormonoterapia deve essere considerata per localizzazioni esclusivamente ossee o ai tessuti molli, con lungo intervallo libero e recettori ormonali positivi O sconosciuti anche alla luce di nuove opportunità con gli inibitori delle cicline”. Così la chemioterapia che ‘deve essere considerata in caso di breve intervallo libero e recettori ormonali negativi, anche quando le localizzazioni siano non viscerali”. Una discussione ampia, dunque. Con due sessioni di lavoro che termineranno lo stesso giorno nel tardo pomeriggio.