Un sofisticato sistema di sovrafatturazioni a ditte compiacenti è stato smascherato dalla Direzione Investigativa Antimafia (Dia) di Catanzaro, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda). Le indagini hanno portato all’arresto di sei persone accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso e istigazione alla corruzione. Al centro dell’inchiesta, la cosca Abbruzzese Forastefano, che avrebbe utilizzato questo metodo per finanziare le proprie attività illecite nei lavori del “Terzo Megalotto” della Statale 106 Jonica, l’appalto più grande della Calabria dal valore complessivo di 1,3 miliardi di euro.
Il sistema delle sovrafatturazioni della cosca Abbruzzese Forastefano
Secondo quanto emerso dalle indagini, la cosca avrebbe imposto alle imprese locali il pagamento di una tangente pari al 3% del valore degli appalti. Per eludere i controlli delle forze dell’ordine, le somme richieste mascherate attraverso sovrafatturazioni di lavori e materiali, con la complicità di ditte colluse. Questi fondi finivano direttamente nelle casse della cosca Abbruzzese di Cassano all’Ionio.
Le attività investigative, avviate a seguito della denuncia di un imprenditore vessato da una richiesta estorsiva di 150.000 euro, sono state supportate da intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. Gli inquirenti hanno inoltre analizzato una vasta documentazione fiscale, bancaria e amministrativa, smascherando il modus operandi dei malviventi.
Gli arrestati e i dettagli dell’inchiesta
Tra i sei arrestati della cosca Abbruzzese Forastefano figurano Leonardo Abbruzzese, detto “Nino”, reggente della cosca nel 2022 e già detenuto al regime del 41 bis per altri reati, un capocantiere, il suo autista e tre imprenditori ritenuti collusi con la ‘ndrangheta.
Secondo gli investigatori, il capocantiere avrebbe svolto il ruolo di intermediario tra le imprese vittime e la cosca, indicando a chi sovrafatturare per garantire il pagamento delle tangenti.
Uno degli arrestati è anche indagato per istigazione alla corruzione: avrebbe offerto una somma di 20.000 euro a un funzionario di una società a partecipazione statale per falsificare i certificati di avanzamento dei lavori. L’inchiesta non coinvolge la società Webuild, contraente principale dell’opera, che ha sempre collaborato attivamente con le forze dell’ordine per contrastare le infiltrazioni mafiose.
I sequestri
Nel corso dell’operazione, sequestrate tre società e i relativi complessi aziendali, ritenuti strumenti funzionali alla realizzazione delle attività illecite. Questi provvedimenti mirano a colpire il patrimonio economico della cosca e delle imprese colluse, privandole delle risorse necessarie per continuare le loro operazioni criminali.
Il ruolo della denuncia
La denuncia del legale rappresentante di un’impresa di costruzioni è stata fondamentale per dare avvio all’inchiesta.