Una vita, per la toga. E, per la verità. Dopo otto anni di onorato e appassionato servizio alla Procura della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo lascia il suo incarico. Andrà in pensione. Quella del procuratore capo di Cosenza, è stata una vita, spesa, alla costante ricerca della giustizia. In questi otto lunghi anni (il suo insediamento negli uffici del quarto piano del palazzo di giustizia cittadino, risale al 2016, ndc), il procuratore Spagnuolo, ha sempre dimostrato attenzione e dedizione ai tanti, tantissimi casi che, quotidianamente, venivano trasmessi sulla sua scrivania.
Il suo primario impegno, è stato, dichiarare “guerra” alla “strafottenza” criminale dei clan, alla “piaga” sociale della droga, alla lotta, a tutto spiano, contro quelle forme di “delinquenza economica” che, spesso, hanno ridotto sul lastrico e portato alla disperazione, un’infinità di attività ed esercenti commerciali, “stritolati” dagli usurai e dalle estorsioni. Il procuratore Spagnuolo, ha avuto, tante volte, il merito di saper ascoltare ed empatizzare con chi si rivolgeva agli uffici giudiziari per uscire dalle morse della paura criminale e ritornare a vivere.
In questi otto lunghi anni, sono state tante le inchieste che, con la fattiva collaborazione investigativa di polizia, carabinieri e guardia di finanza, hanno permesso alla procura e alle forze dell’ordine, di disarticolare potenti gruppi delinquenziali che, ambivano, al “controllo” totale della città. Mario Spagnuolo, è emerso chiaramente in questi otto lunghi anni cosentini ma, anche nei suoi quarantadue anni totali di “servizio” alla magistratura, ha saputo costruire una significativa e sostanziosa sinergia tra Procure che, sono serviti anche per aiutare un’infinità di cittadini comuni, di piccoli e grandi imprenditori, di mamme e di papà disperati e sfiduciati, a recuperare un senso di confidenza nei confronti dello Stato.
La carriera del procuratore Spagnuolo, è quella di un uomo, un pensatore, un servitore della giustizia, un idealista, un sognatore, uno studioso, un appassionato di diritto, un “affamato” di cultura che, laureatosi, brillantemente, con il massimo dei voti e la lode accademica all’Università di Pisa, dopo aver, per due anni, esercitato la funzione direttiva alla Prefettura di Roma, dopo aver vinto un concorso alla Banca d’Italia, ha scelto di seguire la sua “vocazione”: la magistratura.
Mario Spagnuolo, appena 14enne, ha dovuto elaborare la difficile condizione di essere rimasto orfano del padre. E, proprio sulla tomba di suo padre, come impegno e promessa, aveva giurato che, sarebbe diventato un servitore dello Stato. Negli anni ’80, anni bui, in cui per le strade di Cosenza, imperversava la criminalità organizzata e il “sangue” macchiava le strade cittadine, entra in magistratura e arriva a Cosenza, con le funzioni di giovane sostituto procuratore.
A far crescere la sua voglia di giustizia, è anche merito di un suo maestro: l’avvocato Giuseppe Carratelli. Mario Spagnuolo, si è, ancor di più, innamorato della toga e del suo significato, per via di un altro essenziale maestro: il procuratore Alfredo Serafini, in cui, ha sempre visto quel padre che, aveva visto andare via troppo presto.
Poi, il grande salto: coordinatore della Dda di Catanzaro. Anche lì, lavorando, fianco a fianco, con un altro suo “mentore” e “mito”: il procuratore Mariano Lombardi, ha firmato un’infinità di inchieste giudiziarie che, hanno decimato pericolosissimi clan che mietevano terrore e piombo in città e nell’hinterland. Inchieste che, gli sono valse riconoscimenti da parte del Csm che, gli ha affidato la Procura della Repubblica di Vibo Valentia. Incarico, retto fino al 2016, quando arriva a prendere le redini della Procura cittadina. Oggi, il tribunale di Cosenza, con una grande festa, gli ha dimostrato il suo affetto e la sua gratitudine.