“Alla luce delle recenti esternazioni contenute nel comunicato del Coordinamento Camere Penali Calabresi del 2.3.2024 in occasione della pubblicazione di un dispositivo di sentenza di assoluzione di un noto professionista pronunciato dalla Corte d’Appello di Catanzaro in riforma della condanna di primo grado, appare doveroso il richiamo ai canoni cui ogni forma di manifestazione di pensiero critico deve essere improntata per essere efficace e credibile”.
Lo scrive in una nota la Giunta esecutiva sezionale A.N.M. di Catanzaro
“Come noto, l’Ordinamento italiano contempla, nell’esercizio della Giurisdizione, tre diversi gradi di giudizio nella cui adizione le sentenze emesse possono essere confermate o riformate: è dunque nella fisiologica attuazione di tale sistema che una decisione di primo grado è stata riformata in grado d’appello.
Non v’è alcuna macchinosa e oscura trama tesa a privare della libertà un innocente ma semplice attuazione dell’ordinamento italiano che disvela la propria efficacia nella dialettica processuale.
Neppure può cedersi alla non veridica equazione secondo cui l’esercizio dell’azione penale coincida con una sentenza di condanna, sì che l’assoluzione dell’imputato si traduce nel disvelamento di una illecita persecuzione: il processo è il luogo, unico, nel quale accertare la verità – processuale, appunto – dei fatti contestati e l’assoluzione dell’imputato non può intendersi come fallimento dell’accusa ma esito di un confronto, vitale per la giurisdizione, tra le parti tutte.
Si respingono fermamente le gravi e irricevibili affermazioni tese a descrivere la Magistratura quale sistema cancerosamente attinto dalla cultura del sospetto, attrice di una vergognosa macchina nel cui circuito il cittadino innocente è assurdamente processato.
Infaticabile è l’opera di tanti Magistrati che giungono in Calabria anche da più parti d’Italia e sacrificano nelle aule dei Tribunali affetti e vita personale per garantire a tutti i cittadini pienezza nella risposta di giustizia in obbedienza ai principi costituzionali e ordinamentali.
Lontana è la miseria etica del pregiudizio attribuita alla classe giudiziaria che silenziosamente è impegnata nell’adempimento del suo dovere.
Laicamente sacra è la libertà del giudice, nel suo perimetro di solitudine ed equidistanza, al cui interno assume le decisioni che possono esser criticate nelle sedi opportune e col giusto atteggiamento dialogico improntato al rispetto istituzionale.
Certi che quanto sostenuto nel comunicato in questione non interpreti il pensiero della totalità degli avvocati e nell’auspicio di un più equilibrato e leale confronto, rispettoso della dignità di tutti gli operatori del diritto, la G.E.S. manifesta chiara e ferma vicinanza ai Magistrati del Distretto di Catanzaro” – conclude la nota.