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Cosenza, denunciato dirigente medico per truffa e falso ideologico

Cosenza, denunciato dirigente medico per truffa e falso ideologico

In seguito a un’attività investigativa mirata a contrastare fenomeni illeciti nel settore della spesa pubblica, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza ha denunciato un dirigente medico in quiescenza, precedentemente dipendente dell’A.S.P. di Cosenza, per gravi illeciti legati alle sue prestazioni professionali.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, ha rivelato che il dirigente medico avrebbe svolto attività lavorativa presso quattro strutture socio-sanitarie private accreditate con il S.S.N., in evidente violazione del vincolo di “esclusività” con l’Azienda di appartenenza.

Accentuata la gravità della situazione  dalla posizione del medico, incaricato di vigilare sulle stesse strutture presso cui lavorava in modo non autorizzato, generando un conflitto d’interessi evidente.

Le indagini hanno rivelato che, per mascherare questa condotta illegale, i responsabili delle strutture sanitarie e il dirigente hanno falsificato documentazione essenziale per il mantenimento dell’accreditamento al S.S.N., ingannando i vertici dell’Azienda Sanitaria e della Regione Calabria.

I reati contestati includono truffa e falso ideologico per il dirigente medico, che ha attestato falsamente di non svolgere attività extraprofessionale, percependo contemporaneamente oltre 100.000 euro a titolo di “indennità di esclusività”. La Procura della Repubblica ha richiesto un decreto di sequestro preventivo per questa somma.

Il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Cosenza ha emesso il decreto di sequestro preventivo, portando all’apprensione di disponibilità liquide e immobili riconducibili all’indagato.

Il Nucleo PEF delle Fiamme Gialle ha segnalato i fatti alla Regione Calabria e ha notificato verbali di contestazione amministrativa alle quattro società gestori delle strutture sanitarie coinvolte, che ora rischiano sanzioni tra i 3.000 ed i 60.000 euro, in base al “Testo Unico sul Pubblico Impiego”.

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