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VI stagione Sguardi a Sud: il 15 ottobre, al Teatro comunale di Mendicino, va in scena “Spine”

Prosegue con successo la sesta edizione di Sguardi a Sud, la rassegna di teatro contemporaneo curata dalla compagnia Porta Cenere con la direzione artistica di Mario Massaro, il patrocinio del Comune di Mendicino e il sostegno della Fondazione Carical. Prossimo appuntamento da non perdere: domenica 15 ottobre (ore 18). A calcare il palcoscenico del Teatro Comunale di Mendicino sarà la compagnia Mana Chuma con lo spettacolo “Spine”. Un’opera che porta la firma di Massimo Barilla e Salvatore Arena. Il cast è composto da Stefania De Cola, Mariano Nieddu e Lorenzo Praticò. Scenografie di Aldo Zucco e musiche originali di Luigi Polimeni.

“Spine” nasce da una necessità espressiva profonda, dalla voglia di confrontarsi con una storia che si sviluppa partendo dai margini, dai vuoti spesso trascurati, dalla volontà di esplorare strade raramente percorse, sia in termini di drammaturgia che di ricerca linguistica. Uno spettacolo che sfida le convenzioni, che osa esplorare territori sconosciuti e nascosti. È un viaggio nella lingua e nella cultura del Sud Italia, un inno alla diversità e alla ricchezza delle sue radici. I dialetti si mescolano armoniosamente. Il sardo, il siciliano e il calabrese, lingue madri degli attori, si fondono in un linguaggio alto, intriso di vita e significato, lontano dall’ordinarietà del quotidiano. Le voci degli attori si intrecciano in un canto che parla di vita, di storie mai raccontate, di identità e di appartenenza.

Salvatore Arena e Massimo Barilla spiegano che: «Spine è l’anima di un luogo che non ha uscite, rinchiuso in sé stesso, imploso, eppure incapace di sparire, di annullarsi sotto la polvere del tempo, sotto l’accumulo dei gesti e delle parole. È un tentativo ciclico, un meccanismo chiuso, impossibile da scardinare, eppure fervido, agitato dall’interno, come un corpo da una febbre che ti esalta e ti consuma. E i tre personaggi – ombre che lo abitano, tra pasta ca faciola e pani e alivi, sono essi stessi questa febbre che si portano addosso, per sé stessi e per gli altri, troppo vivi per dimenticare, troppo evanescenti per perdonarsi e perdonare. Abbiamo immaginato un lavoro nella distanza tra i personaggi, un incedere automatico, un ripetere di azioni senza fine, un riempire e svuotare di bicchieri. Un andare e ritornare come ci fossero gli avventori ai tavoli, come se i personaggi si sentissero chiamati per davvero. Un arrestarsi di colpo, un restare in attesa come “incantesimati”, come pietra immobile attonita. Un alternarsi di riso e lacrime, una farsa che è tragedia. Un patetico tentativo filodrammatico di cunto».

L’attrice Stefania De Cola osserva che: «Questo spettacolo è il racconto di tre personaggi (forse fantasmi) che ripetono in modo ossessivo una storia che li ha resi testimoni. La storia “grande” quella di Otello, Cassio, Desdemona, Jago s’intreccia con la vita dei gestori della locanda. Pretesto per raccontare vuoti di una storia irrisolta. Per noi attori ogni replica è la scoperta di nuove forme di ricerca, verità e condivisione».

Mana Chuma, la compagnia diretta da Massimo Barilla e Salvatore Arena, racconta la storia contemporanea del Sud Italia. Spettacoli intesi come progetti di ricerca poetica e artistica finalizzati alla creazione di nuove forme di drammaturgia e teatro narrativo. Ricorrendo all’uso dell’italiano e del dialetto regionale, la compagnia realizza un’attenta ricerca sullo spazio e sulla sperimentazione di luoghi “altri” per il teatro. Lo spettacolo “Spine” che andrà in scena a Mendicino è finalista del Premio Ustica per il teatro 2003.

Il direttore artistico di Sguardi a Sud Mario Massaro: «Desidero esprimere la mia più profonda riconoscenza alla compagnia Mana Chuma.”Spine” è un viaggio attraverso l’animo umano, un’opera teatrale che ha sfidato i confini dell’immaginazione e ha spalancato le porte alla verità del racconto. Questo spettacolo ci consentirà di entrare e uscire da mondi profondi e misteriosi, di ridere sfrenatamente e lasciare spazio a un pianto primordiale, tutto mentre ci condurrà al nodo centrale, alla “spina” appunto. La capacità della compagnia Mana Chuma di catturare l’essenza della vita umana in tutta la sua complessità e vulnerabilità è stupefacente. Invito il pubblico ad esplorare il mondo del teatro con noi e a rimanere aperti alle emozioni e alle verità che solo il teatro può offrire».

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