I parenti delle vittime chiedono una legge contro l’incuria e attendono verità sul processo.
Il 14 agosto 2018, il cuore di Genova veniva scosso da una tragedia che ha lasciato un segno indelebile nella sua storia. Il crollo del ponte Morandi, ufficialmente noto come viadotto sul Polcevera, ha causato 43 morti e ha lasciato 566 persone sfollate. Oggi, la città si è riunita per commemorare questo tragico evento, onorare le vittime e chiedere giustizia per le negligenze che hanno portato alla sua caduta.
Alle 11.36, l’ora esatta in cui il ponte Morandi è crollato, un minuto di silenzio ha avvolto Genova, una città ancora segnata dal dolore. Nella radura della memoria di via Fillak, si sono riuniti importanti rappresentanti, tra cui il ministro delle Infrastrutture, Salvini, il sindaco di Genova, Marco Bucci, il governatore della Liguria, Giovanni Toti e la presidente del comitato parenti delle vittime, Egle Possetti. Quest’ultima ha espresso il sentimento di un popolo in lutto: “Sono passati cinque anni in cui ci siamo ritrovati in un tempo sospeso, abbiamo dovuto sentire in quell’aula di tribunale la realtà prendere forma. Siamo, nostro malgrado, testimoni di un sistema che ha minato i nostri principi costituzionali – continua – Abbiamo sentito in aula troppi non so e non ricordo. È emersa tanta approssimazione e incompetenza. Poi – concludendo – ci sono coloro che hanno beneficiato di utili immensi e ora stanno diversificando i loro interessi e pulendo la loro immagine. I nostri cari devono avere la legge sulle vittime dell’incuria e il memoriale che sorgerà qui e che stiamo seguendo”.
La richiesta di giustizia è stata un grido costante da parte dei parenti delle vittime. Il processo in corso ha visto 59 imputati, tra dirigenti, funzionari e tecnici di Autostrade per l’Italia, ministero delle Infrastrutture e Spea, Società progettazioni edili autostradali. Le accuse sono gravi e comprendono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso e omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. Il processo ha coinvolto quasi 170 testimoni dell’accusa, e il verdetto di primo grado è atteso per il 2024, nonostante le sfide costituzionali legate alla durata del processo.
Il presidente Sergio Mattarella ha inviato un messaggio di commozione e indignazione, definendo la catastrofe “inaccettabile” e sottolineando l’importanza di fare giustizia. Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha messo l’accento sul fatto che le vittime non sono cadute a causa di una calamità naturale, ma a causa dell’incuria e della negligenza di chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza dell’infrastruttura.
In questo momento di commemorazione, Genova riflette sulla sua resilienza e sulla forza della sua comunità nel fronteggiare l’orrore di cinque anni fa. La ricostruzione del ponte San Giorgio, disegnato dall’architetto Renzo Piano, rappresenta un simbolo di speranza e rinascita. Tuttavia, resta ancora molto da fare per garantire che tragedie simili non si ripetano.
La presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso le scuse dello stato per le 43 vite spezzate, mentre il ministro della giustizia, Carlo Nordio, ha assicurato il continuo supporto agli uffici giudiziari genovesi.
Il ricordo delle vittime è stato impresso sulla facciata del palazzo di piazza De Ferrari attraverso un maxischermo che ha mostrato i nomi delle 43 persone che hanno perso la vita in quella terribile giornata. È un modo tangibile per onorare la memoria di coloro che non sono più con noi e per riaffermare l’impegno a cercare giustizia e responsabilità.