mercoledì, Dicembre 4, 2024
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‘L’azzardo’ presentato da Igor Esposito e Peppino Mazzotta

Cosenza, Igor Esposito e Peppino Mazzotta presentano “L’azzardo”

l'azzardoCome sarebbe la nostra vita senza vizi? E come sarebbe la vita senza arte? Sono alcuni dei quesiti che potrebbero trovare risposte nelle pagine de “L’azzardo”, il romanzo scritto a quattro mani dall’attore e regista Peppino Mazzotta e dal poeta e drammaturgo Igor Esposito. Il libro, presentato qualche giorno fa nella sala gremita della libreria Ubik, è un viaggio nell’arte tra furti, vizi e virtù. A dialogare con gli autori, il giornalista Arcangelo Badolati accompagnato dalle letture di Federica Montanelli e Lindo Nudo. Il romanzo è ricco di interessanti descrizioni di bellissime opere artistiche. Una storia il cui protagonista principale è un uomo, Leandro, che ha talento e passione, abile col pennello, che ama copiare i capolavori del passato.

«E’ la prima volta che Igor ed io ci cimentiamo nella forma romanzo. Collaboriamo da 15 anni ed abbiamo scritto tantissime cose soprattutto per il teatro. Abbiamo fatto adattamenti di romanzi per il teatro e per il cinema. Un giorno ci siamo detti perché non sperimentare e provare a cimentarsi anche nella forma romanzo? E così è nato l’Azzardo, che sta già diventando un testo teatrale e probabilmente diventerà un film».

Un viaggio nell’arte tra furti, vizi e virtù

L’azzardo è un racconto, una commedia noir dai toni vivaci. Gli autori sono riusciti a dosare con sapienza tutti gli elementi conferendo alla storia omogeneità e scorrevolezza con una scrittura fluente e ben curata in ogni dettaglio. Un romanzo appassionante che coinvolge il lettore e lo “scarrozza” lungo un sentiero impervio fra scommesse e furti d’arte. L’”azzardo”, oltre che un romanzo, ha anche una valenza quasi antropologica. Gli autori, infatti, scavano a fondo nei comportamenti e nelle debolezze umane e regalano ai lettori pagine avvincenti e, insieme, uno spaccato della vita, a volte nascosta, della provincia italiana, fra vizi, meschinità ma anche insospettabili risorse e possibilità di riscatto. I personaggi principali, un bel nutrito gruppo di scommettitori scalcinati e incalliti, sono concepiti in modo da mettere in risalto sia i loro punti di forza che quelli di debolezza.

Due passioni italiane: arte e calcio

Un libro che mette insieme due importanti tradizioni e, passioni tutte italiane: l’arte e il calcio. Due mondi apparentemente distanti che gli autori avvicinano in modo originale con lo scopo di dimostrare come temi culturali alti possano essere approcciati anche attraverso percorsi popolari. Tutti i personaggi hanno un soprannome che evoca i rispettivi talenti – il Boccaccio, Marlon Brando, il Vesuvio, Tacito, il Negro, Maometto –, mentre Leandro viene chiamato il Profeta, per la sua straordinaria capacità di prevedere i risultati. Ma, con l’azzardo, il rischio è sempre dietro l’angolo e si può finire in acque pericolose.

«L’azzardo è un termine che ci piace molto – spiegano gli autori. La vita stessa è un azzardo: si nasce e nessuno può sapere cosa gli succederà. E poi rimanda sia al gioco che all’arte. Tutte le opere che contano e resistono sono nate grazie ad una dose di azzardo e coraggio che ha spinto l’artista ad andare oltre i cliché. E la fortuna – aggiunge Mazzotta – è una componente del gioco e della vita e in parte di una carriera, ma ho sempre pensato che senza studio e dedizione anche la sorte di aver avuto in dono un talento, a lungo andare, serve a ben poco».

L’azzardo, un racconto popolare dai contenuti ‘alti’

«Abbiamo d’impulso pensato a delle cose che avessero dei contenuti molto alti e una trasmissione popolare – commenta Igor Esposito. Ogni volta che con Peppino pensiamo a qualcosa da scrivere o da raccontare, ci chiediamo quale sia quell’elemento che ci consente di mettere insieme queste due cose facendo in modo che non ci sia soluzione di continuità tra loro. In questo caso abbiamo pensato al vizio, all’ossessione o passione del gioco e della scommessa che effettivamente fa diventare tutto plausibile perché mettere insieme persone che venivano da stati sociali diversi, da dimensioni culturali diverse, ma con una passione condivisa o un vizio condiviso livella tutto e mette tutti sullo stesso piano. Per cui è plausibilissimo che nella nostra storia uno scappato da Buenos Aires che insegna tango per vivere si trovi nello stesso livello di dinamica con uno storico, piuttosto che un cuoco che da Napoli va a cucinare a Mantova».

«Il gioco accomuna persone, spesso, molto lontane tra di loro, sia come classe sociale che come passioni, come indole e le amalgama, le fa stare insieme, ne favorisce la simbiosi. Questo è un po’ l’aspetto positivo del gioco d’azzardo» – aggiunge Mazzotta.

Un romanzo riuscito, forte di una scrittura mai sciatta ma anzi ben curata.

«C’è una grande attenzione al linguaggio, al ritmo e al suono che poi ci viene dal teatro e, questa cosa si è trasferita nella prosa di questo libro, che è abbastanza pensato e mai casuale» – conclude Mazzotta.

Come sarebbe la nostra vita senza vizi? E come sarebbe la vita senza arte? A questo punto, non resta che tuffarsi ne L’azzardo.

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